Mi chiamo Alessandro Castelli, e sono uno psicologo psicoterapeuta ad orientamento cognitivo costruttivista relazionale, terapeuta EMDR e tutor DSA.

Esauriti gli immancabili paroloni e sigle, che forse servono più a noi psicologi per comprenderci quando parliamo tra colleghi, veniamo al dunque. La mia passione per tutto ciò che riguarda la psicologia, il comportamento e le relazioni sociali viene da lontano. Sin da quando ero ragazzo ho iniziato ad interessarmi ai diversi modi con cui le persone attorno a me vedevano se stesse e il mondo intorno a loro, a come costruissero ciò che era per loro importante e rendeva la loro vita piena e significativa. In poche parole, al modo in cui noi come esseri umani costruiamo la nostra realtà, la nostra identità e ci approcciamo alle nostre emozioni. Qui di seguito troverai una breve panoramica delle aree in cui mi muovo.

PSICOTERAPIA

 

Iniziamo col dire che la psicoterapia è un percorso di crescita.

Crescita della consapevolezza di sé stessi, di quelli che sono gli schemi e i modi con i quali entriamo in relazione con il mondo. Crescita delle possibilità della persona. Ogni volta che diventiamo più consapevoli di come siamo e di come funzioniamo, diventiamo più liberi dagli automatismi che ci tengono bloccati. Questa consapevolezza non è solo cognitiva (“so che mi succede questa cosa perché nella mia vita è successo quest’altro…”), ma è emotiva e incarnata (“conosco le mie emozioni, riesco a sentirle e so cosa mi stanno comunicando”). Per questo motivo, accogliere e accettare la sofferenza è il primo passo verso il cambiamento.

Spesso la sofferenza, il dolore, le emozioni spiacevoli sono qualcosa che vorremmo allontanare, scacciare via. Non ci soffermiamo a guardarle, ed è perfettamente normale che sia così. Il nostro cervello si è evoluto per risolvere problemi, e adotta questo approccio anche nei confronti della nostra vita emotiva. Tuttavia, le emozioni non sono un problema da risolvere, nemmeno quelle più spiacevoli. Sono una bussola che ci guida e una mappa. Cosa mi sta dicendo la mia rabbia di quello che mi sta succedendo? Qual è il significato di questa paura che provo? Cosa esprimono queste lacrime? Non possiamo evitare di provare emozioni spiacevoli nella nostra vita, prima o poi. Se non le provassimo, sarebbe il segno che qualcosa non va. Possiamo però ascoltarle, e lasciare che siano loro a indirizzarci verso ciò di cui abbiamo bisogno.

In psicoterapia si cerca quindi di comprendere e dare un senso a quello che ci sta accadendo. Il fine ultimo è il cambiamento, la libertà. Per ulteriori informazioni sul mio approccio e su come lavoro, ti rimando alla sezione apposita.

NEUROPSICOLOGIA

 

 

Un altro ambito che ho avuto modo di approfondire e in cui opero riguarda la neuropsicologia, ovvero quella branca della psicologia che studia le correlazioni tra processi cognitivi, comportamentali ed emotivi, e i meccanismi anatomo-fisiologici che li sottendono a livello del sistema nervoso.

In questo campo mi occupo in particolare di valutazioni cognitive a scopo diagnostico e riabilitativo. Valutazioni di questo tipo possono essere utili in caso di sospetto deterioramento cognitivo, come nelle varie forme di demenze, in seguito a traumi cranici, danni cerebrovascolari, in presenza di determinate patologie organiche o abuso di sostanze.

Tali valutazioni vengono effettuate mediante batterie e singoli test tarati e standardizzati, atti a misurare funzioni cognitive specifiche quali quelle che sottendono i processi di memoria, attenzione, linguaggio e funzioni esecutive quali ad esempio le abilità di programmazione, la capacità di produrre risposte flessibili e la sensibilità all’interferenza.

La diagnosi neuropsicologica rappresenta spesso un ausilio fondamentale alla diagnosi neurologica effettuata dal medico specialista in Neurologia, e permette di predisporre un trattamento riabilitativo adeguato alle necessità del paziente.

I dati ottenuti permettono inoltre di fornire informazioni e sostegno adeguato ai familiari e ai caregiver della persona affetta da deterioramento cognitivo. Il supporto informativo, il sostegno emotivo e la predisposizione di un ambiente il più possibile idoneo alle esigenze di cura possono aiutare la persona nella propria attività di caregiving e prevenire situazioni di burnout.